I volontari della Cooperativa ARS, Maria, Federica e Alessandro, nell’ambito di un accordo tra Un Ponte Per… e l’ICS “Enrico de Nicola” di Casalnuovo di Napoli, hanno svolto un ciclo di incontri sul tema dell’immigrazione in due classi di secondaria di primo grado.
I quattro laboratori previsti sono stati organizzati con l’intento di sondare pregiudizi e stereotipi dei ragazzi e il loro condizionamento a causa di stimoli, siano essi positivi o negativi, che provengono dall’esterno, ossia dall’interazione con coetanei e non, dalla visione di alcune trasmissioni televisive e, in generale, dai mass media e dai numerosi social network.
Andando al di là di quelle che sono nozioni e definizioni teoriche, è stato chiesto agli studenti di riflettere sui propri punti di vista rispetto all’accettazione della cultura altrui e al grado di integrazione degli stranieri nella società italiana, sempre più multiculturale, essendo paese di forte immigrazione.
All’inizio ci si è concentrati sulla parola “pregiudizio”, attraverso la metodologia del brainstorming, per analizzare le idee degli alunni circa l’argomento e per preparare gli alunni alla visione di due video di episodi recentemente accaduti[1] che ci danno la misura di come viene percepito il migrante nel nostro paese.
È stata anche proposta una riflessione sul tema dello stereotipo legato alla nazionalità per capire come in base a quest’ultima cambi la percezione dell’altro, a meno che non si tratti di persone che ricoprano un certo status sociale (es. calciatore, attore, cantante).
Si è poi ritornati sui fatti di cronaca partendo da un articolo di giornale inventato (ma verosimile!), per dare l’idea di come spesso le notizie dei giornali si rivelino delle fake news e come essi, talvolta, giochino su pregiudizi e/o stereotipi sui migranti, ormai radicati nell’immaginario comune.
Infine, riprendendo gli argomenti affrontati in precedenza, è stato chiesto agli studenti, divisi in gruppo, di pensare a elementi positivi e negativi di determinati popoli per dare ulteriore voce alle false credenze legate alla nazionalità e per cercare di destrutturarle insieme.
Tutto ciò nella speranza di aver “smontato” idee che condizionano la nostra percezione dell’altro e che fanno in modo che esso venga percepito come irrimediabilmente diverso da noi.